Si moltiplicano le segnalazioni di violazioni, attacchi hacker, sottrazioni di password pubblicate poi on line. E’ evidente che la cultura della sicurezza proprio non ci appartiene!
Un breve elenco delle ultime, più eclatanti violazioni:
7 marzo Lulzsec_ITA parla di 26 mila set di dati riferiti ad indirizzi di posta elettronica e a password per accedervi sottratti con un attacco in grande stile contro il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. L’agenzia AGI riporta anche di numeri di telefono, indirizzi fisici e altri dati sensibili relativi a uomini e donne che lavorano per il Miur.
6 maggio Il collettivo Lulzsec_ITA dirama sui suoi canali social un messaggio con cui afferma di aver compromesso i siti web degli Ordini degli Avvocati di Caltagirone e Matera. Il giorno successivo lo stesso collettivo rende noto di aver violato ulteriori 232 utenti del sito del consiglio dell’ordine di Piacenza.
07 maggio La bomba esplode nel pomeriggio, con il collettivo che rilancia quanto fatto da Anonymous IT, ovvero la diffusione dei dati di accesso di 30.000 PEC degli avvocati romani, ospitate sul dominio pec ordineavvocatiroma.org.
Si susseguono poi una serie disordinata di annunci di violazioni di ulteriori siti di avvocati su tutto il territorio nazionale.
15 maggio Sul blog di Anonimus vengono pubblicate le credenziali di accesso degli utenti dell’Associazione Nazionale Primari Ospedalieri.
Scorrendo troviamo pubblicate le credenziali sottratte dai siti di Assist Sanità, Associazione Medici e Dirigenti del SSN, dell’Ordine dei Medici Chirurghi o degli Odontoiatri di Savona, e la lista potrebbe continuare a lungo.
Ci siamo presi la briga di andare a verificare, rapidamente, le credenziali di accesso e viene in evidenza un aspetto sconvolgente: quasi tutte le password sono pin di 4 caratteri o estremamente semplici, così semplici che anche il pappagallo di nonna sarebbe in grado di violarle.
Inoltre la maggioranza degli utenti, avvocati e medici, ma non ho ragione di pensare ad un comportamento diverso da parte di tutti gli utenti in tutti i settori, usa le stesse password da molti anni (le PEC dei legali dal 2017), quando sarebbe giusta regola, oltre che obbligo, cambiarle almeno ogni 6 mesi.
E’ di tutta evidenza da un lato la inadeguatezza degli utenti e dei sistemi informatici utilizzati, dall’altro sul modo con cui i legali, ma non solo, trattano tali strumenti informatici ed il tema della sicurezza.
Con l’entrata in vigore, orami da più di un anno, del GDPR, dovremmo, tutti, aver ben compreso quali sono le responsabilità in casi di sottrazione di dati, non solo per le conseguenze che tali eventi possono avere sulla sopravvivenza di una azienda o organizzazione, ma anche e soprattutto sugli utenti e clienti dei quali deteniamo e trattiamo, in modo del tutto irresponsabile, i dati.
Non è possibile parlare di adeguatezza della sicurezza dei dati personali trattati, di cui all’art. 5 par. 1 lett. f) del GDPR, quando abbiamo delle password ferme da due anni, quando non dotiamo le organizzazioni degli strumenti e delle procedure minime per la protezione, quando non abbiamo nessuna formazione e nessuna cultura della sicurezza e trattiamo questo aspetto come marginale o secondario se non addirittura come una vessazione senza alcuna utilità: i sistemi che utilizziamo contengono informazioni anche vitali delle persone che ce li affidano, clienti e utenti, spesso anche costoro con la più completa inconsapevolezza!
Forse, ma non ho tante speranze, un giorno si capirà che, continuando a trattare la sicurezza in questo modo e ad usare password da imbecilli non si potrà che passare per tali.
Di seguito i link ad alcuni siti e blog, anche fonti dirette, con maggiori dettagli sugli ultimi attacchi informatici.
https://twitter.com/Anon_ITA/status/1128599842874376192
Questi alcuni link con gli elenchi delle credenziali pubblicati:
https://privatebin.net/?2113c7c96a2f7b7d#f98VNtsTCf9d7jHAR4MtS03O7nwrjDV22gD1fFu5/fU=
https://privatebin.net/?733c77b53f0a18bb#mOfP7ehglNAogRlakrBvJqi/LUil8ld4tm6VoECNZqw=
https://privatebin.net/?dc657405e5860ef0#Oi7zKlYpwtD8frwkjO2AtxLt8Dg/GhljuU2cnIJ1w9M=
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Fonte: www.privacyitalia.eu
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