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La scorsa settimana la casa farmaceutica Zambon è stata oggetto di un attacco hacker che ha bloccato la produzione, anche nello stabilimento di Vicenza, per 5 giorni.

L’attacco è partito verso un server di una sede all’estero ma è stato subito identificato ed isolato. Tuttavia l’azienda, in via precauzionale, ha sospeso tutte le attività anche nello stabilimento di Vicenza.

Secondo la nota diffusa dal gruppo farmaceutico:

«È stato un accesso non autorizzato a uno dei suoi server aziendali all’estero, che è stato identificato e isolato tempestivamente dai sistemi informativi centrali. L’azienda ha attivato una serie di azioni di protezione e controllo su tutti i server aziendali e in via precauzionale ha temporaneamente sospeso le attività dello stabilimento di Vicenza, che sono successivamente ripartite a pieno regime, senza alcun impatto a fornitori o clienti».

Il fermo di tutte le attività si è reso necessario per permettere al dipartimento informatico dell’azienda di fare tutte le verifiche del caso.

Industrie italiane ancora sotto attacco

Ormai da diverso tempo le aziende italiane sono nel mirino dei pirati informatici. Boggi, Axios, il registro elettronico, Carteni Auto, oggi Zambon ed una lunga serie di piccole aziende sono state vittime attacchi informatici.

Per quanto riguarda le modalità di attacco nella maggior parte dei casi si tratta della classica email di phishing aperta da un dipendente, o di un attacco che sfrutta le falle dei server di Exchange.

Il numero elevato di eventi di questo tipo non ci sorprende: l’Italia è nella top 10 delle nazioni più colpite dai cybercriminali. Negli ultimi mesi sono cresciuti in modo esponenziale gli attacchi ad aziende piccole e grandi.

Questo spesso accade a causa della poca informazione e nel sottovalutare i rischi di una scarsa sicurezza dei sistemi informatici.

Non è raro che gli hacker agiscano con virus informatici, chiedendo riscatti per rimuoverli. Nel caso delle aziende farmaceutiche, la preoccupazione è rivolta alla proprietà intellettuale, soprattutto per quanto riguarda la riservatezza dei brevetti, ma tale preoccupazione dovrebbe essere condivisa anche dalle aziende di tutti gli altri settori: i dati, le informazioni, sono il tesoro delle imprese e dovrebbero essere protetti da intrusioni e sottrazioni.

Con la diffusione dello “Smart Working”, già nel 2020, sono aumentati di molto gli attacchi diretti alle aziende.

L’emergenza sanitaria ha spinto molte aziende ad aumentare gli investimenti in tecnologie ed a sensibilizzazione i propri dipendenti sulla sicurezza e protezione dei dati. Purtroppo ancora molte aziende sottovalutano questo rischio. Quanto descritto, e il numero sempre maggiore di attacchi contro imprese e istituzioni italiane, dovrebbe far capire quanto la sicurezza sia importante e la formazione in questo ambito siano fondamentali. La sicurezza al 100% non è raggiungibile e attacchi di questo tipo sono sempre possibili.

La maggior parte degli attacchi sfruttano le debolezze nei sistemi informatici oppure, attraverso email malevole, gli anelli deboli della catena: gli esseri umani.

L’unico modo per limitarli e minimizzare i danni è capire che la sicurezza, sia sottoforma di aggiornamenti che di educazione, non è un costo per l'azienda ma è un investimento.

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