A causa, o grazie alla pandemia, ora l’ufficio può essere ovunque e senza vincoli e le aziende si ritrovano sempre meno vincolate alle tradizionali infrastrutture di rete e a un ufficio fisico.
L’adozione di massa e “frettolosa” del lavoro da remoto ha fatto emergere, tuttavia, in tema di sicurezza informatica e difesa dal cybercrime, tutte le criticità di una mal-gestione [o nessuna gestione] nel sistema di utilizzo dei sistemi informatici.
Le aziende ed i professionisti si sono dovuti adeguare in fretta, cambiando le modalità di lavoro, convertendo in “lavoro a distanza” molte o tutte le attività che, fino a prima della pandemia, si potevano svolgere in ufficio o di persona.
Questo ha moltiplicato i rischi alla sicurezza informatica.
Con il lavoro da casa, o “Smart Working”, sono stati cancellati, o almeno sono cambiati, tutti i paradigmi classici legati al concetto di difesa del perimetro aziendale; tutto ciò semplicemente perché questo perimetro non è più definibile o identificabile.
Oggi i dati aziendali sono ovunque, ancor più di prima della pandemia, compresi device personali (notebook e laptop, smartphone, wifi domestici, ecc,) utilizzati come strumenti di lavoro.
Il crimine informatico lo sa benissimo e realizza di conseguenza i propri kit di phishing.
Affidarci alle solite misure di sicurezza non è più sufficiente (non lo era neanche prima!) e sperare che gli utenti/dipendenti siano in grado di elevare sistemi di difesa equivale ad un suicidio.
Tutti i principali esperti di cyber security sono concordi nell’affermare che la diffusione dello smart working ha aumentato i rischi di attacchi hacker:
“Il lavoratore in smart working corre pericoli maggiori online. Non è in ufficio, dove può contare sul supporto diretto dei tecnici se incorre in un malware, ad esempio. Può essere privo di molte delle protezioni aziendali, che funzionavano bene in ufficio, ma non a casa propria”, spiega Alessio Pennasilico, esperto e membro del consiglio direttivo del Clusit.
Il problema è esacerbato dal contesto: “Lavoriamo più ore online, gestiamo più mail, siamo sempre in video conferenza: di conseguenza siamo più stanchi e più soggetti a fare errori di sicurezza”, aggiunge. Errori basilari in tema cyber security: come cliccare su link o aprire allegati di email di phishing; scaricare app o programmi da siti non affidabili e potenzialmente pieni di malware che possono rubarci dati personali, password, credenziali di accesso.
Se ci pensate bene, il lavoro quotidiano consiste, per gran parte, nell’aprire gli allegati e cliccare sui link inviati via email da collaboratori, clienti, partner, fornitori, e così via.
Elevare il livello di attenzione, seguire il consiglio di non aprire allegati da mail sospette o non cliccare sui link contenuti nelle comunicazioni che ci arrivano, è sicuramente una buona pratica, ma mettendo in discussione ogni link cliccabile quanto lavoro verrebbe effettivamente svolto? E di quanto, realmente, potremmo elevare il livello della sicurezza?
Se nello smart working sono usati “PC domestici per collegarsi alla rete aziendale, le conseguenze sono ancora più disastrose: veicolano infezioni ovunque. Se salvi tutto sul pc casalingo e un malware blocca il disco, non puoi contare sul backup aziendale. Il furto della password della mail, del sistema di videoconferenza ora ti taglia completamente fuori dal mondo, dato che tutti i rapporti con colleghi, clienti e fornitori devono passare da internet”, continua Pennasilico, esperto di cyber security.
Giorgio Sbaraglia, consulente informatico, conferma: “Lo smart working aumenta notevolmente il rischio di attacco informatico e di violazione e furto dei dati. Per chi lavora da remoto i maggiori rischi sono – ancora una volta – legati al fattore umano ed al social engineering. E la maggior parte delle minacce (circa il 90% come ha confermato anche un recente rapporto di Yoroi) arrivano attraverso l’email”, dice.
Potremmo ricevere un’email che sembra inviata dall’indirizzo personale del capo o di un collega. Vista la situazione di smart working, non saremo più di tanto insospettiti che il capo non usi l’email aziendale (anche lui in smart working). “Ma se l’indirizzo email è stato falsificato a scopo malevolo, il clic sul link o sull’allegato avrà come risultato l’intrusione del malware nel computer della vittima. Questo rischio sarebbe stato molto meno probabile se il dipendente si fosse trovato in ufficio, dove – tra l’altro – avrebbe avuto la possibilità di chiedere un consiglio al servizio IT su cosa fare di fronte ad un’email del genere”, dice Sbaraglia.
Inoltre, i cyber criminali sono abili a cogliere le tendenze del momento. Per questo motivo le email di phishing utilizzano i temi più attuali: in circa 230 mila campagne di spam e phishing rilevate in questi ultimi mesi (il 6% ha colpito l’Italia), le parole chiave più frequenti sono state: Covid-19, coronavirus, OMS o WHO (Organizzazione mondiale della Sanità) e le diverse piattaforme di videoconferenza.
Gli esperti sono d’accordo: la consapevolezza dell’utente rispetto ai rischi informatici è il punto nodale della cyber security. “Il fattore umano è la causa di oltre il 95% di tutti gli attacchi informatici”, dice Sbaraglia. “Dovrà essere anche l’azienda a fornire ai propri collaboratori un adeguato livello di formazione e consapevolezza sull’uso degli strumenti informatici. Consapevolezza che si può sintetizzare nel modello Zero Trust (fidarsi è bene, non fidarsi è meglio), per evitare che un clic affrettato o distratto blocchi un’azienda”.
Allora la formazione, anche se necessaria, da sola non basta più.
Occorre dunque adottare una strategia di security integrata che consenta di migliorare il livello di protezione dei sistemi informatici aziendali: l’adozione di un ecosistema di security integrata è il mantra con cui gli esperti di sicurezza rispondono alla necessità di contrastare il crescente attivismo dei pirati informatici.
Arrivare a questo obiettivo non è affatto semplice è l’implementazione di strumenti di protezione a livello IT non è un processo lineare: ciò che determina le maggiori difficoltà nei processi di security integrata è che l’adozione di una tale strategia richiede risorse e competenze che spesso non sono nella disponibilità di aziende e studi professionali.
Una risposta può essere, allora, esternalizzare la gestione della sicurezza.
Questo tipo di approccio prevede l’erogazione di uno o più servizi secondo il modello della “security as a service” e permette di graduare i servizi a seconda delle esigenze, passando dalla semplice adozione di sistemi MDR (Managed Detection and Response) a soluzioni più evolute, come l’affidamento del servizio a un SOC (Security Operation Center) esterno che consenta di gestire il monitoraggio di tutte le soluzioni tecnologiche utilizzando una piattaforma specifica e un team dedicato di esperti in grado di prendersi in carico il management della sicurezza 24/7.
I vantaggi economici di utilizzo di un livello di competenze estremamente specializzate, sono evidenti, anche se, quando si parla di sicurezza, l’aspetto dei costi dovrebbe essere secondario.
Questo approccio consente inoltre di portare a un cambio di prospettiva ed una integrazione immediata, di tutte le scelte legate alla gestione della cyber security.
In quest’ottica, una strategia di cyber security ben concepita ed eseguita non è solo uno strumento difensivo contro gli attacchi informatici ma si trasforma da semplice sistema di protezione in un fattore abilitante per il business: incorpora nella vostra proposta di valore, inclusa nei servizi o prodotti, una componente di sicurezza per i clienti che vi differenzia rispetto alla concorrenza.
Non basta il primo adeguamento. Con il passare del tempo è necessario intervenire con aggiornamenti per mantenersi conformi. al regolamento. Ecco un elenco tutti i passaggi da compiere per la revisione ed aggiornamento del Sistema di gestione privacy. Responsabilità [per il GDPR "accountability"] è il principio cardine attorno a cui si sviluppa tutto il GDPR. Non basta adeguarsi, ma bisogna mantenersi "compliant" [conformi] al regolamento anche con il passare del tempo. Ecco un utile vademecum con tutti i passaggi da compiere per non sbagliare, in particolare nella revisione e...
Scritto da: Luigi DuraccioGli antivirus free o basati sulle firme non sono più sufficienti. Gli attacchi sono cambiati e vanno cambiati anche gli strumenti per difendersi. Tutti abbiamo provato un antivirus gratuito. Molti lo utilizzano ancora oggi! Purtroppo oggi non è più possibile affidare la propria sicurezza ad un prodotto gratuito. Lo dicono i fatti e i numeri che riporto più avanti in questo articolo. Un antivirus gratuito poteva andare bene, forse, 20 anni fa, quando effettivamente il loro unico compito era quello di fermare i virus, uno alla volta. Si trattava di un virus per...
Scritto da: Luigi DuraccioSe non hai subito un attacco non aspettare il "se", invece, minimizza gli effetti del "quando". La tua decisione di agire in anticipo potrebbe valere letteralmente molte migliaia di euro! Matt Bromiley, consulente senior di Mandiant Managed Defense, ci parla dei migliori trucchi e suggerimenti per proteggere i sistemi IT aziendali dal ransomware. "Se c'è una minaccia informatica in cima alla mente di tutti in questo momento, deve essere un ransomware. Una volta una minaccia "fastidiosa", il ransomware è diventato un settore multimilionario per...
Scritto da: Luigi DuraccioFonte: Informatore Informatico Vi prego, ditemi che non utilizzate "123456" o "password". Utilizzate le vostre iniziali e la data di nascita? Forse è ancora peggio! In questo articolo voglio aiutarvi e spiegarvi come creare una password impenetrabile e facile da ricordare. C'è da dire che gli informatici continuano a dirvi di usare password complesse ma non vi spiegano perchè è importante, come fare e, soprattutto, come ricordarsela. Infatti non è difficile creare una password sicurissima, ad esempio: "$drg|gk§?__dd66uy°#!" ma poi come facciamo a ricordarla? Dovrete segnarvela da qualche...
Scritto da: Luigi DuraccioL’estate è il momento preferito dai criminali informatici per sferrare i loro attacchi. Ecco un elenco di semplici regole da seguire per non cadere vittime degli hacker! L’estate è un momento ideale per gli hacker per sferrare i loro attacchi approfittando degli uffici non presidiati e delle distrazioni degli utenti. A causa di comportamenti imprudenti accedono agli account ed ai dispositivi per rubare dati e informazioni. Una volta in viaggio si pensa a proteggere denaro ed effetti personali. Ma è necessario anche...
Scritto da: Luigi DuraccioFonte: privacylab.it Autore: Andrea Chiozzi La gestione del responsabile esterno è una questione sempre più importante, sia perché è un obbligo di legge, ma anche perché il Garante sta facendo le pulci su questo aspetto. Ti do una notizia. L’autorità Garante, in tutte le ispezioni che sta facendo, sta chiedendo ai titolari del trattamento chi sono i responsabili esterni, come sono stati identificati e come sono stati verificati. Quando, secondo il GDPR, un’azienda deve nominare un responsabile esterno? Quando decide di affidare all'esterno delle attività che potrebbe fare al suo interno e che preferisce dare fuori. I...
Scritto da: Luigi DuraccioIl 10 luglio 2021, il Garante per la protezione dei dati personali ha approvato le nuove linee guida per l’uso dei cookie. Se hai un sito web e sede in Italia, tali requisiti ti riguardano. Hai 6 mesi di tempo per adeguarti (fino al 10 gennaio 2022, 6 mesi a partire dal 9 luglio 2021, data della pubblicazione delle linee guida nella Gazzetta Ufficiale). Con questa guida vogliamo aiutarti a capire cos’è cambiato e come rispettare i requisiti con il minimo sforzo. Le novità in breve. Cookie...
Scritto da: Luigi DuraccioCookie: dal Garante privacy nuove Linee guida a tutela degli utenti No a scrolling e a cookie wall se non in casi particolari, limiti alla reiterazione della richiesta di consenso Il Garante per la protezione dei dati personali ha approvato nuove Linee guida sui cookie, con l’obiettivo di rafforzare il potere di decisione degli utenti riguardo all’uso dei loro dati personali quando navigano on line. Il provvedimento è stato adottato tenendo conto degli esiti della consultazione pubblica promossa alla fine dello scorso anno. Clicca...
Scritto da: Luigi DuraccioAggiornare software e dispositivi è una buona prassi di sicurezza, non una perdita di tempo. Ecco perché è importante intervenire. Vi spiego come farlo senza perdere tempo! Gli aggiornamenti non si limitano solo a fornire nuove funzionalità e correggere bug, ma eliminano anche le vulnerabilità relative alla sicurezza sfruttate dai criminali informatici. Ecco perché la gestione delle patch è essenziale per la sicurezza aziendale. Tuttavia, alcuni dipendenti sono riluttanti ad aggiornare i dispositivi aziendali e lasciano che all’interno della rete aziendale ci...
Scritto da: Luigi DuraccioMartinelli S.r.l. Via Circonvallazione N/E, 98 - 41049 Sassuolo (MO) | Tel: 0536 868611 Fax: 0536 868618 | info@martinelli.it
P.Iva 02262430362 - C.F. 01413050350 - Iscriz. registro Imprese di Modena 01413050350 - Capitale Sociale 350.000 i.v.