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Oltre il danno, anche la beffa». Walter, vittima di una truffa informatica che gli ha svuotato il conto, non avrà indietro i suoi soldi.



Fonte: TorinoToday

Una sentenza del tribunale di Torino di pochi giorni fa ha negato il risarcimento a un torinese che, nel luglio 2020, aveva perso una bella somma dopo avere 'abboccato' a un tentativo di phishing

Il diritto al rimborso è stato negato perché “le responsabilità sono tutte sue”.

La vittima aveva ricevuto una mail da quello che sembrava il tribunale di Napoli. La campagna malevola era peraltro nota, ne abbiamo dato conto anche noi (link dell’alert del tribunale di Napoli) e lui l'aveva aperta dal suo smatphone. 

Poco dopo si era accorto che dal suo conto era stato disposto un bonifico internazionale per un importo del valore di quasi tutta la somma in quel momento disponibile.  

A quel punto ha subito presentato denuncia alla polizia postale e richiesto all'arbitrato bancario il rimborso per recuperare la somma persa.

Il ricorso è stato respinto poiché, secondo i giudici "l'e-mail ricevuta presentava evidenti anomalie formali" e quindi il correntista sarebbe stato negligente "eseguendo una serie di operazioni che lo avevano portato a subire la perdita". Senza considerare, scrivono ancora gli estensori della sentenza, che il fenomeno è arcinoto e quindi avrebbe dovuto meritare maggiore attenzione e considerazione da parte della vittima.

Le vittime del phishing non sono solo persone poco pratiche nell’uso dei servizi web. In questo caso, in particolare, erano stati presi di mira, principalmente ma non solo, avvocati e professionisti.

Cos’è il phishing

E’ un tipo di truffa, generalmente tramite email o servizi di messaggistica istantanea, con la quale un malintenzionato cerca di ingannare la vittima convincendola a fornire informazioni personali, dati finanziari o codici di accesso.

I mittenti delle email di phishing sembrano essere organizzazioni come banche o portali di servizi web, oppure o persone conosciute, ad esempio contatti della propria rubrica. Il messaggio, email o sms o wa o altro, chiedono un click su un link e che si eseguano le operazioni "consigliate" o si forniscano le informazioni richieste, ad esempio aggiornare le credenziali di accesso al servizio della banca.

In questo modo si finisce, dritti dritti, nella rete dell'hacker.

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