Dopo gli attacchi a Honda, Enel e Nintendo, si allunga l'elenco di illustri vittime del crimine informatico con l'attacco subito da Geox. Gli attacchi non hanno tutti la stessa matrice ma possono insegnarci qualcosa sopratutto, ci dicono molto sulla consapevolezza, scarsa, delle aziende e degli utenti riguardo ai rischi informatici.
Partiamo da casa nostra. Il disservizio sulla propria rete informatica subita da Enel sarebbe stata causato da un ransomware noto come Snake. In questo caso i sistemi di sicurezza dell'azienda hanno reagito prontamente e con efficacia e, anche se Enel dichiara che potrebbero essersi verificati disservizi, ma per un periodo di tempo limitato, il danno è stato contenuto.
Più grave l'incidente subito dalla Honda che, dopo avere chiesto scusa ai proprio utenti su Twitter per l'interruzione di alcuni servizi ha dovuto temporaneamente chiudere l'accesso in alcune sue sedi anche ai dipendenti, nonché interrompere la propria produzione. Come confermato alla Bbc, l'attacco sarebbe avvenuto ad opera di Ekans.
E infine Nintendo che invece non ha subito una richiesta di riscatto. Il gigante del videogioco made in Kyoto ha confermato che un attacco informatico ai suoi database avrebbe compromesso circa 300mila account dei propri giocatori. In una conferenza stampa l'azienda ha ammesso che l’hacking avvenuto lo scorso aprile è stato in realtà di portata maggiore rispetto a quanto inizialmente ipotizzato. Nintendo ha bloccato tutti gli account compromessi, chiedendo agli utenti interessati di resettare le password e le informazioni di sicurezza. Gli account sono utilizzati per accedere ai servizi connessi a console di videogiochi come Nintendo 3DS e Wii U, e non includono credenziali di pagamento; non è escluso però che gli hacker possano aver ottenuto l'accesso a informazioni come indirizzi email e date di nascita degli utenti.
Diverso il caso di Geox che, al contrario ha subito gravissime conseguenze i cui effetti sono ancora presenti a più di una settimana dall'evento.
Per quanto riguarda le prime tre aziende citate, l'attacco è stato condotto con il Ransomware Snake. Per Geox ancora non si conoscono i dettagli ma sappiamo che il malware si è infiltrato tramite la posta elettronica. Sta difatto che, anche in questo caso, si è dovuta fermare la produzione; è la seconda volta in poco tempo, per Geox!
Aumentano gli attacchi ransomware
Quello che si registra è un forte aumento degli attacchi ransomware, dato confermato anche dall’ultimo rapporto Fortinet che ha registrato un più 131% solo nel mese di marzo 2020. Questo aumento è condizionato da una serie di fattori determinati anche dall'aumento dei lavoratori da casa e contestuale diminuzione delle protezioni, più difficili in condizioni di lavoro con connessioni remote.
In ogni caso le aziende si sono fatte trovare impreparate nell'adeguare le protezioni ed i controlli di sicurezza. Tra le misure che non sono state implementate metterei anche la informazione e formazione degli utenti (dipendenti); lo sanno bene i criminali infiormatici che infatti, negli ultimi mesi, approfittando della impreparazione degli utenti, hanno aumentato in maniera significativa le minacce attraverso il phishing o siti web infetti.
Questo è anche quanto dichiara Antonio Madoglio, Director Systems Engineering Italy & Malta di Fortinet: “Le e-mail possono contenere allegati malevoli”, continua Madoglio, “il che spiega perché abbiamo registrato un aumento del 131% nel numero dei virus a marzo di quest’anno e abbiamo assistito a una riduzione degli attacchi tradizionali”.
È dunque opportuno che le aziende adottino le giuste contromisure necessarie per proteggere i loro sistemi e il loro patrimonio informativo dai ransomware sempre più sofisticati. Tra queste, e tra le prime, la formazione delle risorse umane. È fondamentale, infine, che le aziende rivedano le loro strategie nella adozione delle policy di sicurezza, attraverso i necessari interventi tecnologici e strutturali.
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